Arianna | 22 Scrivo piccole recensioni di letteratura contemporanea, accetto sempre raccomandazioni!
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Il mondo degli uccelli è un mondo molto, molto semplice. Quando un uccellino esce dal caldo ovetto covato dalla mamma, sa già il suo posto nel mondo. Tutti, ma proprio tutti, hanno una vita che li aspetta. Ogni piccolo, appena esce dal guscio, sa già quale sarà il suo destino. Gli basta guardare mamma e papà: sarà come loro, vivrà come loro.
Sebastiano apparteneva alla categoria di uccelli più belli. Quelli come lui erano invidiati da tutti e vivevano la loro vita con tranquillità. Chiamavano la sua razza Gazza Ladra, anche se loro preferivano solo Gazza. Questo aggettivo di Ladra non gli piaceva granché, e Sebastiano quando si presentava a qualcuno diceva solamente: "Piacere, Sebastiano la Gazza". Anche se, importante e conosciuto com'era lui, non aveva bisogno di presentarsi spesso. Tutti già lo conoscevano. Aveva vissuto una lunga vita da uccello d'affari, ed ormai aveva più di 70 anni. Quasi tutte le Gazze come lui avevano ruoli importanti nella società degli uccelli, perché qualcuno doveva pur averli, e le Gazze avevano deciso di mettersi a disposizione. Altri uccelli meno importanti, come lo erano i Piccioni, vedendo le Gazze più grandi e più belle di loro sapevano che il loro ruolo doveva essere diverso, e sapevano che era giusto così. Le Gazze volavano alte, su su in cima agli alberi, mentre i Piccioni si trovavano comodi a starsene sulle panchine.
Sebastiano non si faceva problemi a ricordarglielo nei momenti in cui i Piccioni erano un po' più smemorati. "Oh, signor Piccione! Lasciate perdere, questi semi della nuova raccolta sono per le Gazze! Durante l'inverno abbiamo tenuto da parte per voi quel cibo lì", ed indicava un grande bidone della spazzatura in un parco di città, "perché è più adatto al vostro stomaco! No, no, non vi preoccupate, non c'è bisogno di chiedere scusa, è tutto risolto. Lasciate pure a me questi semi, sono troppo duri per voi! Vi rovinereste il becco!" E così l'ordine si ristabiliva, e Sebastiano poteva tornare a mangiare tutti i semi più buoni del raccolto.
A Sebastiano, così come a tutti gli uccelli di una certa età, piaceva passeggiare nel parco vicino al suo nido. Era un grande parco, pieno di fiori e alberi. Quando nessuno lo vedeva, gli piaceva avvicinarsi al laghetto che stava accanto al cespuglio di more, e si andava a specchiare. “Ma Signor Sebastiano, sa che il suo becco è veramente ben appuntito?”, e prendeva a farsi tanti complimenti. Ogni volta che sentiva qualcuno avvicinarsi, faceva finta di niente e si metteva a rovistare tra le more, con la scusa di cercare qualche insetto. Appena l’intruso si allontanava, eccolo che riprendeva: “Oh, ma guardate che eleganza! Piume così lucide non se ne vedono tutti i giorni!”; “Signor Sebastiano, di questi tempi uccelli come lei non ce ne sono proprio più!”
Così passava la maggior parte delle sue mattine, finché poi non arrivava l’ora della ronda dei Merli. I Merli erano uccelli più piccoli delle Gazze, ma con le uniformi nere e splendenti riuscivano ad avere lo stesso un’aria autorevole. Infatti, il loro ruolo era quello di controllare che tutti rispettassero le regole della società degli uccelli, e giravano a due a due passando per i parchi, per i sentieri nei boschi, andando a controllare addirittura nei balconi delle case.
Tutti i giorni, alle 11:30 del mattino, i Merli passavano per il parco dove passeggiava sempre Sebastiano, e a lui piaceva andare ad osservarli.
Una strana mattina di Ottobre però, mentre Sebastiano era pronto al solito posto per veder passare i Merli, questi non arrivarono. Da bravo uccello d’affari, sempre preciso e professionale, i ritardi per lui non erano ammessi. Quindi, con passo deciso, decise di risalire la stradina sterrata da cui di solito arrivavano i Merli, e andare a cercarli per dirgliene quattro.
Senza bisogno di camminare molto, raggiunse una grande quercia, e proprio lì sotto ecco che stavano i Merli. “Signori, questa vostra pausa è inaccettabile!! Cos’è, vi fanno male le zampe?!” Uno dei due si girò immediatamente verso di lui, mentre l’altro restò lì ai piedi della quercia a guardar sù. “Oh! Signor Sebastiano, buongiorno! Ci perdoni, ma siamo stati costretti a fermarci per gestire una brutta situazione.” Subito allarmato di non essere stato avvisato per primo, Sebastiano si agitò, e prese ad urlare: “Una brutta situazione? Ma come? Che succede?! A me non hanno detto proprio niente, nessuno mi ha parlato di nessuna situazione. E a me, le situazioni, le dicono sempre subito!”. Così l’altro Merlo, che ancora non si era girato, gli disse: “Signore, la prego, si calmi. Stiamo gestendo una ribellione, è una situazione molto delicata, stiamo solo facendo il nostro lav-”. Sebastiano, sempre più inquieto, iniziò a sbraitare: “Situazione delicata! Ribellione! Forza, ditemi cosa sta succedendo!”. Mentre continuava ad agitarsi, finalmente guardò in sù. Ed ecco che se ne accorse finalmente anche lui. Un brivido gli arruffò le penne, lo stupore lo travolse, il becco si aprì dalla sorpresa: sul ramo più alto della quercia, se ne stava un Piccione.
Era una cosa mai vista prima, una ribellione di primo livello, una situazione veramente brutta e veramente delicata. Una ribellione situazionosa come non mai.
Il ribelle in questione era un giovane Piccione, con delle piume bianche dritte sulla testa. Se ne stava lì, pacato, come se non fosse il primo Piccione nella storia degli uccelli a sedersi su un ramo così alto.
Sebastiano e i Merli rimasero per un po’ lì fermi, a guardarlo. Erano molto straniti, perché per tutti e tre era la prima volta che per guardare un piccione dovevano guardare verso l’alto anziché verso il basso. Quando il Piccione prese a mettere la testa sotto l’ala sinistra per togliersi una piuma particolarmente fastidiosa, ecco che i tre si risvegliarono. Come se al movimento di lui finalmente potessero muoversi pure loro.
Rianimandosi e rendendosi conto davvero della gravità della situazione, i due Merli e la Gazza presero a correre, saltare ed urlare tutti insieme, scontrandosi in continuazione: “Aiuto!”, “è un pazzo! Che qualcuno chiami i Merli!” “Scendi immediatamente!” “Sebastiano, mi sta pestando una zampa!” “Piccione!!”. Le loro urla ed il loro baccano andarono avanti per un po’, lasciando il Piccione completamente impassibile.
“Sebastiano, dobbiamo fare qualcosa, agitarci non servirà a niente” disse uno dei due Merli. “Signor Sebastiano, per favore. In ogni caso sì, è vero. Mi sembra opportuno che voi andiate lassù a dirgliene quattro.”
Così i due Merli volarono fin dove stava il Piccione, e con tono formale gli dissero ancora che doveva scendere. Sebastiano, dai piedi della quercia, gridava “Non state lì impalati! Abbiamo delle regole! Spingetelo giù! Forza! Non siate dei deboli!”
Nel frattempo, per via di tutto il trambusto, altri uccelli si erano avvicinati alla quercia. Tutti lì intorno a Sebastiano che ancora urlava, sussurravano tra loro, inquieti. Arrivarono anche altri Merli, che circondarono il Piccione. Tutti insieme gli urlavano di scendere, che non poteva stare lì, e che le conseguenze sarebbero state gravissime. Il Piccione, sempre impassibile, non diceva nulla e se ne stava lì, come fosse sordo.
Tutti erano concentrati sulla quercia del ribelle, così avevano iniziato a chiamarla, e nessuno si accorse che gli altri Piccioni del parco avevano preso esempio. Su tutti gli alberi intorno alla quercia, nei rami più alti, c’erano piccioni.
Una giovane Gazza, figlia di un’importante dottoressa, fu la prima ad accorgersene: “Guardate!! Ce ne sono altri!!”
Sebastiano subito prese a volare da albero ad albero, fermandosi davanti a tutti i Piccioni che trovava per urlargli dietro: “Cosa fate?!! Dovete scendere subito! Appena vi trovani i Merli… Vedrete! Disgraziati!”.
Così passarono le ore, e il sole tramontò. Piano piano tutti gli uccelli che si erano radunati intorno alla quercia del ribelle, se n’erano andati, tornando ai loro nidi. I Merli dopo ore ed ore di minaccie e trattative, finalmente andarono via anche loro. L’unico che rimase era proprio Sebastiano, con le piume tutte arruffate ed il becco stanco a forza di urlare: “Basta! Non è possibile! Dovete andare via!!”
Passarono i giorni ed i Piccioni iniziarono a costruirsi dei nidi sui rami degli alberi. Ancora per qualche settimana i Merli passavano di lì, volavano vicino ai Piccioni e li rimproveravano, ma con svogliatezza. Poi smisero anche loro. Gli altri uccelli presto ci fecero l’abitudine, ed impararono a condividere gli alberi con i Piccioni, che comunque in fondo non davano neanche così fastidio, non parlavano mai!
L’unico che ancora, tutti i giorni, volava per gli alberi del parco era Sebastiano. Con voce ormai roca, ma con lo spirito di sempre, passava accanto a tutti i Piccioni che trovava: “Cosa fate lì!! Chi vi ha detto di salire! Dovete tornare giù!”, “Chi vi ha dato quei semi?! Il vostro cibo è là sotto!”, “Non potete stare sugli alberi! Quello è il nostro posto! Andate via!!”. Ripeteva le sue proteste ogni giorno, senza accorgersi che ormai nessuno lo ascoltava più.
Gli uccelli del posto presero a chiamarlo “Il Vecchio Sebastiano”, e quando lo vedevano arrivare facevano finta di essere sempre impegnati, per evitarlo.
Con il tempo che passò, Sebastiano diventò una leggenda. E con lui anche i tempi in cui i Piccioni non stavano sugli alberi. Le Gazze trovarono altre cose di cui vantarsi, i Merli altro da controllare. Un nuovo ordine si era stabilito, con solo una voce gracchiante a ricordare quello che fù.
Trama: Alice ha scritto due romanzi di enorme successo, ma per trovare compagnia deve andare su Tinder. Eileen lavora per una rivista letteraria, però non ci paga l'affitto. Simon ama da sempre la stessa donna, ma da sempre ne frequenta altre. Felix passa in birreria il tempo libero dal lavoro di magazziniere, ma la sua è una fuga. Alice, Eileen, Simon e Felix si parlano, si fraintendono, si deludono e si amano e, mentre attraversano il cerchio di fuoco dei trent'anni, si chiedono se esista davvero, al di là, ancora, un mondo bello in cui sperare.
Questo libro mi è stato regalato per natale, nonostante fosse già in ogni caso nella mia tbr. Avevo aspettative abbastanza alte, considerando quanto mi ero trovata coinvolta da Persone Normali.
Purtroppo, devo dire che le mie aspettative sono state deluse. Ho trovato lo stile di scrittura scadente, quando nel secondo pubblicato dalla Rooney invece risultava ancora fresco e pieno di novità.
Sarà sicuramente anche colpa dei tempi in cui viviamo oggi, dove tutto evolve ad una velocità impressionante e ciò che era nuovo ieri, oggi già ci annoia. Però devo anche dire che ho trovato l'evoluzione di stile da un romanzo del 2018 ad uno del 2021 veramente minima, anzi, retrocedente. Il lettore sa avvertire la sincerità oppure una forzatura da parte dello scrittore, nella scelta delle parole e dei temi.
Partendo da un'idea di fondo anche carina, adatta a mantenere l'intrattenimento attivo con l'alternarsi di prosa narrativa e un format da e-mail, purtroppo non ha saputo spiccare il volo.
I voli pindarici che affrontano entrambe le protagoniste in queste mail, forzatamente intellettualiste ed innaturali, risultano quasi irritanti. Con questo non intendo che in letteratura non possano esistere personaggi pretenziosi, soprattutto considerando che la gran parte degli scrittori stessi peccano di questo vizio, ma bisogna saperlo scrivere con proposito.
La componente autobiografica nel personaggio di Alice, scrittrice trentenne irlandese esattamente come Rooney, è evidente. Le riflessioni sul mondo letterario contemporaneo sono state interessanti, e la domanda di fondo sulla possibilità di fare letteratura in un mondo come il nostro è valida e realistica.
La componente sul discorso sulla salute mentale è un po' un buco nell'acqua, affronta in superfice un argomento sin troppo delicato, mancando l'opportunità di approfondimento.
La storia d'amore tra Eileen e Simon mi ha lasciata dubbiosa. Non comprendo il tratto in entrambe le protagoniste di completa sottomissione ai rispettivi partner, dove viene non solo esplicitato, ma addirittura elogiato il bisogno femminile di approvazione maschile. Entrambe si lasciano trattare malamente, e si autocelebrano per questo. Eileen ha un'evoluzione narrata dall'infanzia di una personalità ferita, e anzi che accompagnare il personaggio verso un risolvimento personale, Rooney decide di mantenerla statica nella sua sottomissione a Simon, elogiato come uomo perfetto nella sua cristianità.
Credo sia fondamentale ricordaci che la letteratura è tutta, al suo nucleo, un simbolo, un messaggio. Una scrittrice con una target audience di giovani ragazze, dovrebbe ricordarlo ancor di più e non dimenticare che i suoi personaggi non restano suoi, vengono assorbiti dalle personalità delle sue lettrici.
Il confine tra la rappresentazione di una fetta di società, la rappresentazione delle convinzioni malate che le donne si ritrovano a dover combattere e la sua normalizzazione è sottile.
Per oggi è tutto, alla prossima! Se avete suggerimenti per altre recensioni sentitevi liberi di commentare xx