Se Il Pensiero Fosse Materia

Se il pensiero fosse materia

Nell’universo mentale ricorre periodica-mente un pensiero, principalmente quando la realtà intorno è silente. Questo vaga a briglie sciolte e richiama all’attenzione.

Un momento dopo, però, si comprende che, forse, sarebbe stato opportuno trascurarlo. Questo inizia a farsi pesante, pressante e finisce per egemonizzare l’intero spazio.

In un successivo momento si realizza che questo non dispone del controllo. La responsabilità dipende esclusiva-mente da chi quell’universo mentale lo possiede. Il soggetto infatti comprende che è lui ad aver deciso di prendere parte al gioco. È lui a controllare, nutrire e disciplinare la torbida macchinazione che si materializza e si snoda attraverso le  parole, le immagini, i suoni e i colori. Si tratta però di un gioco di co-dipendenza: sussiste lui affinché sussista il pensiero.

E nel momento finale, il soggetto appura che si sta semplice-mente servendo di quel pensiero, per affermare le manie da narciso ferito. Quel pensiero gli serve a renderlo umano e a raccontare al vento le sue lagnanze. Sa, nel fondo del suo animo, che la realtà è fin troppo quiete… ma lui necessita di una valida ragione per vivere, finendo per attaccarsi a quei pensieri umanizzanti.

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3 years ago

La maggior parte delle volte si guida il pensiero verso lo stato di fissazione per mancanza di alternative.

3 years ago

23 Agosto || prendere spunto da Barbara Millicent Robert

Ero al supermercato ed ho visto questa bambola.

23 Agosto || Prendere Spunto Da Barbara Millicent Robert
23 Agosto || Prendere Spunto Da Barbara Millicent Robert

Ha catturato sin da subito la mia attenzione, perché è una Barbie diversa da quelle con cui sono cresciuta. Non avrei mai pensato che questo oggetto fosse l’espressione dei canoni estetici del mio contesto culturale. Ho dovuto aspettare "Antropologia culturale" (primo esame universitario. Che ricordi awww💖) per comprendere quanto quella bambola fosse un prodotto culturale ed artificiale, grazie al saggio di Elizabeth Chin “On the Butt Size of Barbie”.

Osservo questa bambola e penso “Che figata. Guarda un po’ il capitalismo. Fa qualcosa di produttivo e funzionale”. Torno a casa e inizio a documentarmi. Scopro che si tratta di una linea realizzata dalla Mattel, casa produttrice, per sensibilizzare alla diversità e promuovere l’inclusività.

Potevo sottrarmi a sproloquiare...? Ognuno ha le proprie croci. Minchiaterie a parte.

Risulta chiaro che con questa operazione la Mattel si allinea e risente del dibattito culturale del nostro tempo. Ritengo che questa campagna non sia un prodotto del pensiero mainstream o politically correct, ha invece del potenziale, qualcosa da non sottovalutare insomma.

Concepire e produrre una bambola che sia calva, sulla sedia a rotelle o con la vitiligine non è soltanto un'azione volta a far identificare una categoria di persone o per evitare che vengano paturnie alle bambine, perché non sono magre e bionde. Secondo me invece spinge ad "un abituarsi alla differenza", ecco dove sta l'operazione di normalizzazione; per far entrare le persone in un mindset diverso; per evitare che l'attenzione si concentri sulla differenza, per andare oltre il fatto e provare a guardare oltre. Perché se cresci con la normalizzazione della differenza, di conseguenza potrai vedere altro.

Io trovo che questa linea di Barbie sia qualcosa di geniale, perché fin troppo spesso si parla di tematiche sensibili attraverso la retorica e il moralismo. Perché non sensibilizzare a partire dal quotidiano? A tal ragione, ripenso agli studi di Jean-Pierre Warnier sulla materialità e sugli oggetti. L’etnologo francese afferma che gli oggetti sono dotati di una propria ‘agentività’, sono capaci di influenzarci e di modificare il nostro modo di concepire il mondo. Per cui se a quattro anni trovavo ‘normale’ che la Barbie dovesse essere bionda, magra, le generazioni successive guarderanno senza malizia la diversità che segna e caratterizza i nostri giorni.


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3 years ago

4.06.2021

Relazionandomi con l’altro e di conseguenza, relazionandomi anche con me stessa, sto arrivando ad una considerazione. È importante da riconoscere, sempre, a se stessi e agli altri «cosa si vuole». Perché il resto è un inutile e malsano tentativo di farneticazione ego-orientata.


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3 years ago

«Il mondo non è un'unica fratellanza sentimentale in cui, sotto la superficie, in realtà siamo tutti uguali. Gli individui hanno prospettive diverse, formate da interessi, storie, esperienze particolari. Se questo è vero degli individui, sarebbe strano se qualcosa del genere non valesse anche per le nazioni».

Ian Buruma


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3 years ago

[◇] L' essere umano può amare se stesso senza condizionamenti? O sarà destinato a farlo attraverso le immagini degli ideali e delle rappresentazioni con i quali viene plasmato?

2 years ago

In Università ti hanno insegnato solo a confrontarti con dati qualitativi..."i DATi qUanTitAvI snaturano. RestItUiScOnO una FinTa OggETtIVItà""

Sapevo però che sarebbe arrivato questo momento, meglio conosciuto come *l'antropologa si converte al lato """oscuro"""*

In Università Ti Hanno Insegnato Solo A Confrontarti Con Dati Qualitativi..."i DATi QUanTitAvI Snaturano.
In Università Ti Hanno Insegnato Solo A Confrontarti Con Dati Qualitativi..."i DATi QUanTitAvI Snaturano.

... e ti saresti incuriosita nel cercare:

In Università Ti Hanno Insegnato Solo A Confrontarti Con Dati Qualitativi..."i DATi QUanTitAvI Snaturano.

Inizi a creare tabelle, grafici, traducendo gli """esseri umani"""' in dati numerici. Tu due minuti dopo:

In Università Ti Hanno Insegnato Solo A Confrontarti Con Dati Qualitativi..."i DATi QUanTitAvI Snaturano.
In Università Ti Hanno Insegnato Solo A Confrontarti Con Dati Qualitativi..."i DATi QUanTitAvI Snaturano.

QUESTA DEFORMAZIONE PROFESSIONALE, sempre in mezzo ai piedi.


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3 years ago

essere una studentessa di antropologia is like ogni treperdue imparare un nuovo linguaggio di settore. Ieri psicologia, l’altro ieri economia, oggi mi tocca studiare termini di ambito giuridico. Non ci sto capendo un cavolo della differenza tra leggi, decreti leggi, comma. E poi certi rimarcano: “eh vabbé che ci vuole a studiare le materie umanistiche”.

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3 years ago

sbagliando si imparerebbe: così è se vi pare

Continuo a non afferrare come certe forme di umanità, che si dispiegano su questa realtà, si mostrino così poco avezze allo scambio equo di punti di vista e di visioni differenti sulla realtà...................... perché è così deviante accettare e ascoltare forme di pensiero diverso o contrastante?............................................... perché l'emozione dovrà sempre prevalere sulla razionalità?

4 years ago

slancia-menti

Immagina e avvicinati a quella realtà che ancora nessuno, per pigrizia o mancanza di aspirazione, ha realizzato. Sarà difficile, sicuramente. Come disse, però, Pasolini: Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, dalla mutria cretina, dalla serietà ignorante. Sii allegro. 

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|lo sguardo di un'aspirante antropologa sul mondo|

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